Follia per Sette Clan
Ovvero una spy-story che si svolge parallelamente alla normale vita di sette clan di individui completamente fuori di cervello, usciti direttamente da un manicomio e lasciati in isolamento su una luna.
“Li avete isolati e avete voluto aspettare 25 anni per vedere a cosa sarebbero arrivati nel campo delle armi?”
Tutti i bambini dei Clan quando nascevano erano Poli e frequentavano una scuola comune, senza cominciare a differenziarsi gli uni dagli altri prima di aver raggiunto i dieci o undici anni. E poi usciva fuori di tutto. Gli Ebefrenici, che non riescono a provare stanchezza, dato che non sono capaci di capire la differenza che passa tra lavoro e riposo. I bellicosi Maniaci, che per ogni minima cosa possono diventare pericolosi e violenti. I Paranoici, praticamente della gente costretta a pensare tutta la vita a come difendersi da cose che non li attaccheranno mai. Il brutto dei paranoici è che sembrano normali. Dei politici perfetti, per una luna in bilico tra i terrestri e gli alphani!
“Secondo la mia teoria, i diversi tipi di malati mentali che si trovano su questo mondo dovrebbero essere divisi in classi, qualcosa come nell’antica India. Queste persone, gli ebefrenici, dovrebbero essere gli equivalenti degli Intoccabili. I maniaci dovrebbero formare la classe guerriera, incapace di provare paura: una delle più alte. I paranoici – o meglio i paranoici-schizofrenici – dovrebbero costituire la classe di governo. Mentre i semplici schizofrenici dovrebbero corrispondere alla classe dei poeti, poiché molti di loro sono visionari mistici, così come alcuni Eb. Gli Eb, comunque, dovrebbero essere più inclini a produrre Santi ed asceti, mentre gli Schizofrenici dovrebbero essere più dogmatici. Invece, quelli affetti da schizofrenia semplice, dovrebbero essere i membri creativi della società. […]”
E non mancavano di certo i Depressi, ai quali risulta difficile persino parlare: per loro è un’impresa ardua sforzarsi di dire qualsiasi cosa. Sono completamente inutili sia per se stessi che per gli altri: la cosa migliore sarebbe che morissero. Se si cerca di farli lavorare, si stendono a terra e restano a fissare il cielo in silenzio, privi di ogni accenno d’intelligenza. Le loro ondate di pessimismo sono proverbiali, in particolare durante le riunioni del consiglio:
“Penso che non ci sia alcuna speranza. Le astronavi da guerra terrestri sono troppo vicine e lo schermo Mani non può reggere tanto a lungo. O forse non riusciremo a metterci in contatto con l’astronave di Hentman. Qualcosa andrà male, ed allora i Terrestri ci uccideranno. Oltretutto ho avuto male allo stomaco sin dalla prima riunione; penso di avere un cancro.”
La storia è molto appassionante, farcita di una fantastica spy-story che porterà tutti i protagonisti a combattere un’assurda guerra tappezzata di tutti i tipici tratti dickiani: simulacri, allucinazioni, viaggi mentali, follia, droghe, tettone, realtà arricchite, precog, psi.
Senz’altro uno dei migliori di Dick.
Il vecchio detto, derivato dalle meditazioni dei sofisticati re-guerrieri dell’antia India, che il “nemico del mio nemico è mio amico”, non funziona in questa situazione.
—
C’è una legge, che chiameremo Terza legge di Rittersdorf, secondo la quale tanto più a lungo si esercità un’attività, tanto più ci si convince della mancanza di importanza di tale attività nello schema generale delle cose.
—
“Mi ami anche tu?”, gli chiese Mary, sfiorandogli un orecchio con le labbra.
“Sì”, rispose lui, convinto.
Poi disse:
“Ahi!”
Infatti, senza avvertirlo, lei lo aveva morsicato, e gli aveva quasi staccato il lobo dell’orecchio.
Ma anche questo gli sembrò un segno.
Ma di che cosa, non riuscì proprio a dirlo.
29 Marzo 2008 alle 21:18
era un segno del segno dei denti.
30 Marzo 2008 alle 09:56
Hai svelato il finale! Spoileratrice!