House of Cards

Democracy is so overrated.
All the hopes we ever had for space travel… covered up by drink stands and t-shirt vendors. Just a recreation of what we’re running from on Earth. We are world-eaters. If my dad could see this now… he’d tear it all down.
Un po’ “ai confini della realtà”.
Troppi dialoghi fastidiosi e frenetici nella parte iniziale, riprese di un tubo catodico mal realizzate e senza uno scopo ben preciso, che vanno a inficiare un “monologo” (…al centralino telefonico) e un piano sequenza veramente notevoli ma di cui, ormai distratti, si riesce ad apprezzare solo l’aspetto tecnico. Se i primi venti minuti i due protagonisti l’avessero passato camminando in silenzio sarebbe stato un bel film – d’altro canto, a cosa ci serve “conoscere i personaggi” se gran parte del film la si passa a dormire? Tanto più che i protagonisti (sopratutto lei) sembravano del tutto in grado di poter sostenere la telecamera senza bisogno del regista dietro.
Non so da dove cominciare e quando finire.
Allucinazioni che vanno avanti da sole per intere scene. Elementi narrativi messi lì senza alcuno scopo (l’aereo caduto? il macchinario per le trasfusioni?). Astronavi così evolute che riescono a resistere a due sciami meteorici (?!), ma in grado di comunicare solo in FM. L’immancabile scena in apnea, ma qui a svolgerla è un malato terminale nell’Artico. La professionalità dell’astronauta che resta incinta durante una missione, o di quella che al ritorno della stessa missione ancora non ha mai fatto una passeggiata spaziale, tanto da sperimentare per la prima volta… la nausea. E perché no, un po’ di musica mentre si fa una riparazione… Ok, ho capito quando fermarmi.
A chi sente la necessità di ostentare inclusione e uguaglianza nello spettacolo vorrei suggerire questa serie, in cui Giulietta in persona ti tiene attaccato allo schermo per 8 stagioni, surclassando tutti, uomini, donne, giovani, vecchi, bianchi, negri, americani, arabi, ebrei, RUSSI, e te che guardi. Useful Idiot.
Palla rubata a COVID e femminicidio in un colpo solo.
(almeno su Repubblica.it)
Sarà costato più o meno come le scarpe della Debicki… D’accordo, ai limiti del trash, ma i secondi da cui è preso questo fotogramma per me sono valsi più di tutto Tenet.
Canta, o Musa, l’ira d’Achille, figlio di Peleo, micidiale, omicida, destinato a morire; canta l’ira che costò agli achei tanti bravi uomini e che tante anime vitali e vigorose mandò alla tetra Dimora della Morte. E già che ci sei, o Musa, canta l’ira degli dèi stessi, così potenti e petulanti, qui, nel loro nuovo Olimpo.
I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched C-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate. All those moments will be lost in time, like tears in rain. Time to die.